Melancholia
Melancholia, a differenza dei precedenti lavori di Carla Iacono, basati principalmente sul ritratto, è formalmente un lavoro di paesaggio, ma sostanzialmente prosegue il percorso intrapreso con le serie precedenti, incentrate sull’analisi dei riti di passaggio, a partire dal passaggio dall’infanzia all’adolescenza.
E di un rito di passaggio si parla anche in Melancholia.
Le immagini sono state scattate durante i viaggi effettuati dall’artista per visitare la figlia Flora, che ha trascorso un anno a Tübingen nell’ambito del programma Erasmus.
Si tratta quindi ancora una volta di un lavoro autobiografico, in cui il viaggio è inteso soprattutto nel suo significato archetipico, ovvero processo di individuazione, e come meccanismo di distacco/ritorno.
Il tutto rappresenta, mantenendo quindi una forte valenza autobiografica, il rito di passaggio della separazione.
Come nei panorami simbolico-contemplativi del Romanticismo tedesco (in particolare Caspar David Friedrich, citato esplicitamente in alcune immagini) il paesaggio è qui metafora dell’anima, ricco di contenuti che trascendono gli aspetti formali dell’immagine e rappresentano stati d’animo che spaziano dall’orgoglio materno alla malinconia ed alla preoccupazione per l’incertezza del futuro.
Il linguaggio è pittorico/fiabesco, secondo lo stile ormai consolidato di Iacono; ci mostra vedute
trasfigurate dal filtro della fantasia: luce, colori, piccoli particolari realizzati a collage (media gia` utilizzato dall’artista in lavori di installazione ed illustrazione), tra cui i corpi celesti inseriti nei cieli di tutte le vedute, che proiettano il reale in una dimensione più intima ed onirica.
Come nell’omonimo film di Lars Von Trier “Melancholia” da cui è mutuato anche il nome del progetto, i corpi celesti si stagliano sullo sfondo scatenando un senso di spaesamento e sottolineando la dicotomia (tra vulnerabilità e forza) dell’affrontare un futuro incerto.
Come nelle precedenti serie, Iacono non rinunzia a citazioni storico-artistiche, rappresentative di specifici sentimenti o legate ai luoghi visitati durante i viaggi; innanzi tutto il cinema d’autore, per il quale l’artista e la figlia condividono una grande passione. Vi sono richiami a film di Lars Von Trier, Andrej Tarkovskij, Alain Resnais, Gore Verbiski, Karel Zeman; e poi la pittura di Caspar David Fiedrich, i riferimenti a Eugenia di Leuchtenberg, principessa franco-tedesca a cui apparteneva una delle dimore ritratte, le silhouettes di Lotte Reiniger.
Completano la serie fotografica un’installazione ed un “Carnet de Voyage” a soffietto che “svelano” alcune delle fonti iconografiche.
Melancholia e` innanzi tutto un gesto d’amore da parte dell’artista verso la propria famiglia, e al contempo una riflessione sull’incertezza del futuro, nella speranza che ciascuno senta la responsabilita` di dare un proprio contributo per lasciare ai propri figli un mondo migliore, basato sul rispetto per gli altri e l’amore per la cultura.
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